giovedì 17 giugno 2010

Higuain show, Maradona è già agli ottavi

Probabilmente di tattica Maradona ne capirà poco, ma intanto l'ex pibe de oro, con la sua Argentina, è quasi matematicamente qualificato per gli ottavi di finale. Ci vorrà infatti, una catastrofe sportiva per mandare a casa l'Argentina, e dopo quella ammirata quest'oggi appare assai improbabile che la cosa accada. L'albiceleste ha battuto per 4 a 1 la tanto osannata Corea del Sud che tanto bene aveva fatto nella prima giornata contro la Grecia, ma l'Argentina è un'altra cosa, è una squadra composta da 23 belve, così l'ha definita Dieguito. I sudamericani sbloccano subito la gara con lo sfortunato autogol di Chu Young, e trovano il raddoppio con il tanto criticato Higuain, a cui molti avrebbero preferito l'interista Milito. Maradona però va sempre controcorrente, e c'è da dirsi meno male, perchè è proprio "El Pipita" il mattatore di giornata. La Corea accorcia le distanze con lo stesso Chu Young, ma nella seconda frazione di gara, il solito grande e, in quest'inizio di campionati, sfortunato Messi fa tutto da solo, ma portiere e palo gli negano la gioia del primo gol mondiale, sulla ribattuta, però, è lesto l'attaccante del Real Madrid, in posizione di fuorigioco, a insaccare a porta praticamente sguarnita. Nel frattempo entra anche Aguero, ed è proprio "el Kun" a fornire un assist al bacio per il solito Higuain che deve solo spingere in rete. La Corea si giocherà la qualficazione contro la Nigeria; l'Argentina, invece, ha già avvisato tutti.

Forlan show, il Sudafrica in lutto nel giorno della festa

Lo Youth Day, il giorno della gioventù, il giorno della festa nazionale sudafricana 34 anni dopo il genocidio di massa che tolse la vita a circa 200 giovani colpevoli di essersi ribellati all'apartheid. Doveva essere una festa, la partita delle partie, un punto di inizio per una nuova storia, quella costruita dall'eroe Nelson Mandela, invece, a Pretoria, è andata a finire come nessuno si augurava. La squadra di Carlos Alberto Parreira è stata travolta 3 a 0 dal super Uruguay di Diego Forlan, autore di una doppietta, la prima a questi mondiali. Ieri, trentaquattro anni dopo quella drammatica giornata, allo stadio Loftus Versfeld, si è consumata una nuova, ennesima tragedia per un popolo, quello sudafricano, che per troppo tempo è stato vittima del sadismo umano. Per fortuna si è trattato solamente di un avvenimento sportivo, ma la delusione dei Bafana Bafana e dei suoi tifosi ha fatto certamente pensare a qualcosa di più. La gente che abbandonava lo stadio anzitempo è, forse, l'immagine luttuosa più emblematica, che nessuno avrebbe voluto vedere nel giorno della ricorrenza. Le colpe non sono certo della squadra, a cui si può solo rimproverare di essersi illusa di poter sopperire i mezzi tecnici limitati con la spinta di un intero paese. Forlan e compagni hanno dimostrato che nel calcio non è proprio cosi, e proprio il giocatore più dotato tecnicamente è stato il trascinatore della celeste con una perla da 25 metri e con una prestazione da incorniciare. Il giocatore dell'Atletico Madrid ha poi realizzato anche il secondo tempo su calcio di rigore concesso dall'arbitro Busacca per fallo su Suarez del portiere sudafricano Khune. Lo stesso estremo difensore è stato poi espulso per fallo da ultimo uomo. La gara è stata cosi in discesa per i sudamericani che hanno poi realizzato il terzo gol nel finale con Alvaro Pereira.

mercoledì 16 giugno 2010

Furie roTTe dalla Svizzera

I favoriti numero uno alla vittoria finale sono caduti. Sono caduti alla prima, proprio all'esordio. Se il risultato del Brasile, ieri sera, è stato alquanto sorprendente, quello della Spagna ha del clamoroso. I campioni d'Europa, la squadra più forte di questa competizione, si è fatta sconfiggere 1 a 0 dalla Svizzera di una vecchia conoscenza del calcio europeo, Ottmar Hitzfeld. A decidere l'incontro ci ha pensato Fernandes al 52', che ha dichiarato a fine gara di aver realizzato la rete più importante della sua vita. Il primo tempo è stato avaro di emozioni, con gli spagnoli a tessere la classica ragnatela di passaggi senza mai affondare sull'acceleratore. La ripresa si apre subito con il gol elvetico. Gli iberici partono forte, con gli uomini di Hitzfeld pronti ad approfittare di ogni sbavatura per ripartire in contropiede. Ed è proprio da un'azione di rimessa, condotto dall'ottimo Derdiyok, che gli svizzeri trovano la via della rete. Fernandes è bravo e fortunato, e dopo mille rimpalli infila, freddando Casillas. Del Bosque inserisce Torres e Navas, ma che non è giornata lo si capisce quando una conclusione di Xabi Alonso, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, si stampa sulla traversa a Benaglio battuto. Gli iberici provano in tutti i modi a rimontare ma il risultato non cambia più, anzi, ad andare più vicino al gol sono proprio gli svizzeri con il solito Derdiyok, che dopo essersi destreggiato in area, in seguito a un ennesimo contropiede, prova a superare Casillas con un esterno dolce dolce, ma l'attaccante svizzero è sfortunato e pareggia il numero dei legni. Una vera e propria sberla per i campioni d'Europa, che ora non possono più sbagliare.

Cile, buona la prima

Il Cile, squadra favorita a passare il turno insieme alla Spagna, vince e convince. L'avversario non era certamente proibitivo, ma la prova degli uomini di Bielsa è stata certamente positiva. L'Honduras privo del suo giocatore più rappresentativo, l'ex interista David Suazo, si è dimostrato poca cosa, con un attacco inconsistente e una difesa molto penetrabile. Il gol della "roja" è giunto al 34' grazie a Beausejour che in anticipo, sfruttando un fortunato rimpallo, realizza su assist del catanese Isla. L'altro "italiano" in campo, Alexis Sanchez, è stato il migliore in campo, autore di giocate che hanno messo in grave difficoltà la difesa dei centramericani. I sudamericani creano molto, ma alla fine la gara si conclude 1 a 0. L'ex ct dell'Argentina Bielsa può essere certamente felice, anche se in ottica futura è necessario che i suoi siano più cinici sottoporta

Questione di punti di vista

Come ben sapete, si è disputata ieri la partita tra Brasile e Corea del Nord. Una gara che da tutti era stata definita senza storia. Alcuni dicevano:"la più forte contro la più debole". Il Campo ha smentito tutti, con un Brasile versione "Playa de Rio" più che "Mondiale". La stampa ha sparato a zero sulla squadra di Dunga, una squadra priva di idee, con un Kaka inesistente, un Felipe Melo degno delle sue peggiori prestazioni con la maglia della Juve, un Luis Fabiano mai sceso in campo, tanto per citarni alcuni. O Globo, famosa testata brasiliana, va giù pesante, con pagelle bassissime per tutti, tranne per qualche miracolato. Ma non tutti la pensano così. La gazzetta dello sport, il più celebre quotidiano sportivo italiano, ha attribuito voti diametralmente opposti. Ma vediamoli, confrontando i due metri di valutazione:

O Globo

J.CESAR...6
LUCIO...6
JUAN...5
BASTOS...3
MAICON...7
MELO...2 (RAMIRES...4)
G.SILVA...2
ELANO...5 (D.ALVES...4)
KAKA...3 (NILMAR...6)
ROBINHO...7
L.FABIANO...3

Gazzetta

J.CESAR...6
LUCIO...5.5
JUAN...6.5
BASTOS...6.5
MAICON...7.5
MELO...6(RAMIRES...sv)
G.SILVA...6
ELANO...6.5(D.ALVES)
KAKA...6(NILMAR...sv)
ROBINHO...7
L.FABIANO...5

Le differenti valutazioni sono palesi e lecito è chiedersi:"Hanno visto la stessa partita?".
Ai posteri l'ardua sentenza

Brasile - Corea del Nord: 2-1

Brasile, che fatica!

Quarantaquattro anni dopo la Corea del Nord torna ad una competizione mondiale, e lo fa in maniera impeccabile mettendo in crisi niente meno che i maestri del calcio brasiliani. La squadra asiatica, l'unica nazionale senza giornalisti al seguito, sembrava la vittima predestinata e invece, per poco, non ha compiuto l'impresa. I verdeoro sono apparsi lenti e prevedibili, con un Kaka decisamente spento e non in condizione. I coreani, d'altro canto, sempre dietro la linea del pallone, si sono preoccupati soprattutto di difendere, per poi ripartire in velocità in contropiede. Nella selecao, solo Maicon e Robinho hanno provato a farsi intraprendenti nell'abulia generale. La prima frazione di gara termina a reti bianche, con buona sorpresa di tutti gli spettatori. Nella ripresa i verdeoro accelerano un pò, ma è Maicon, il migliore in campo, a realizzare il gol del vantaggio con un tiro di rara bellezza dalla linea di fondo campo, da posizione, tanto per intenderci, impossibile. Dopo il vantaggio, gli uomini di Dunga abbassano nuovamente il ritmo, ma basta un cambio di passo di Robinho per scardinare la difesa coreana, consentendo ad Elano di realizzare il raddoppio. Grande paura finita? Neanche per sogno. Yun Ji, neanche fosse Maradona, s'infila tra le larghe maglie della difesa verdeoro, trafiggendo Julio Cesar e riaprendo il match. Il finale è palpitante, come nessuno si sarebbe aspettato, ma il risultato non cambia più. Una Corea inimmaginabile alla vigilia, a cui non è bastata la grande forza d'animo e la grande volontà per compiere l'impresa, ma a cui non può non andare un grande plauso e tanti complimenti. Probabilmente, anche a a Pyongyang saranno contenti, e chissà, magari mandano in onda pure la partita.